Secondo quanto reso noto da ISTAT, da gennaio a settembre 2021 sono nati in Italia 12.500 bambini in meno rispetto al 2020. Alla fine del 2021, gli abitanti sono scesi al di sotto dei 59 milioni e, attorno al 2050, si stima che i morti saranno il doppio dei nati. Ci troviamo quindi di fronte a una vera e propria denatalità, una condizione legata a particolari fattori socioculturali che è necessario approfondire, specialmente educando le coppie in merito alla fertilità.
È evidente che, rispetto al passato, le esigenze e le abitudini sociali abbiano generato un cambiamento anche nei progetti di genitorialità. Fino a qualche decennio fa la famiglia si costruiva presto e le gravidanze si ricercavano in giovane età, mentre le donne e le coppie di oggi tendono a posticipare la nascita di un figlio sia per necessità di studio e carriera, sia per instabilità economica o difficoltà nell’individuare un partner.
La dottoressa Ilaria Caliari, specialista in ostetricia e ginecologia del Centro di Medicina della Riproduzione Biogenesi presso gli Istituti Clinici Zucchi di Monza, del Gruppo San Donato, elenca i sei temi chiave che ogni donna dovrebbe conoscere sulla prevenzione e preservazione della fertilità.
1. Fertilità ed età della donna: un legame importante
A partire dai trentacinque anni di età, la fertilità femminile subisce un rapido declino. Dai quarant’anni in poi le possibilità di ottenere una gravidanza in modo naturale si riducono sensibilmente.
Commenta la dottoressa Caliari: “Con l’avanzare dell’età, in una donna non sono si riduce progressivamente la riserva ovarica di follicoli e ovociti ma aumenta anche il tasso di possibili danni genetici negli ovociti, e quindi negli embrioni. Per una donna di 43 anni, se mai la gravidanza dovesse instaurarsi, nel 50% dei casi l’esito sarebbe un aborto spontaneo, dovuto ad anomalie degli embrioni incompatibili con la vita. Per una donna di 44 anni con problemi di sterilità o che non ha mai avuto gravidanze prima, la possibilità di rimanere incinta e portare a termine una gravidanza con successo è quindi rara”.
2. Il ruolo della riserva ovarica
Anche il patrimonio della riserva ovarica inizia a declinare con l’età: tale flessione parte dai 30-32 anni, per poi diventare sempre più importante dopo i 35-36 e addirittura critica arrivati i quarant’anni.
“Alla nascita, ogni donna possiede una riserva di circa 1-2 milioni ovociti. Un gran numero di questi regredisce e pertanto, quando una donna si trova nella fase della pubertà e ha la prima mestruazione, iniziando così il suo periodo fertile, dispone di circa 300.000 ovuli,” spiega la dottoressa Caliari. “Valutare il numero di follicoli ovarici presenti nelle ovaie in un certo momento della vita della donna consente dunque di capire a che punto si trova nel suo periodo riproduttivo e all’incirca quanto può durare ancora questo periodo. Ecco perché tra i primi esami che richiediamo a una donna che si rivolge a noi per problemi di infertilità, ce ne sono alcuni che permettono proprio di stimare la riserva ovarica come misura del potenziale riproduttivo femminile. Questa stima rappresenta un’informazione importante per stabilire come procedere se una donna desidera un bambino. Se fosse bassa, il consiglio sarebbe quello di prendere in considerazione un percorso di Procreazione Medicalmente Assistita o la crioconservazione degli ovociti.”
3. Il calcolo dei giorni fertili
Calcolare i giorni fertili è essenziale per conoscere il periodo del mese in cui la possibilità di concepire un figlio è più elevata.
Secondo la dottoressa Caliari, “il periodo fertile è determinato dall’ovulazione: a metà ciclo – intorno al quattordicesimo giorno per le donne con ciclo regolare di 28 giorni – il follicolo si apre e l’ovocita, che ha raggiunto il giusto grado di maturazione, discende nelle tube di Falloppio dove potrà essere fecondato. È però importante sapere che gli spermatozoi sopravvivono nel corpo della donna fino a quattro giorni, ampliando dunque la finestra della fertilità.”
4. Il tasso di gravidanza naturale
Una donna di circa trent’anni e in buone condizioni di salute ha, ogni mese, una possibilità di concepimento del 10-15%. Con l’avanzare dell’età e, per la precisione, a partire dai trentacinque anni, la fertilità inizia a declinare: arrivata ai quarant’anni, la donna ha una possibilità di concepimento pari al 5%, mentre a quarantacinque anni essa è pressoché nulla.
5. La prevenzione primaria della fertilità
La prevenzione primaria della fertilità femminile e di coppia è un approccio efficace che consiste in una serie di interventi finalizzati a mantenere un ottimale benessere psicofisico eliminando i fattori di rischio e intervenendo sullo stile di vita.
Commenta la dottoressa Caliari: “Un’alimentazione corretta e bilanciata e un corretto stile di vita garantiscono un impatto positivo sulla fertilità: praticare attività sportiva moderata ma costante, eliminare fumo e alcolici contribuisce fortemente a preservare la fertilità, sia nell’uomo che nella donna. L’inquinamento influisce negativamente sulla fertilità e se per molti è impossibile da evitare, è utile sapere che le diossine e altri agenti inquinanti non sono presenti solo nell’aria, ma possono essere contenuti in molte “creme di bellezza”, così come nei cosmetici e nei detergenti. Un controllo sulle tipologie di prodotti utilizzati può dunque aiutare ad eliminare, almeno in parte, sostanze potenzialmente dannose per la fertilità”.
6. La prevenzione secondaria della fertilità
La prevenzione secondaria della fertilità consiste in una diagnosi precoce, rapida, efficace e sicura: individuare tempestivamente una condizione di infertilità massimizza le possibilità di intervenire in modo mirato, così che la coppia non debba rinunciare al proprio sogno di genitorialità.
“La donna, fin in giovane età, con l’arrivo del ciclo mestruale, si rivolge ai ginecologi e si sottopone a controlli periodici che consentono di rilevare patologie, quali ad esempio la sindrome dell’ovaio policistico o l’endometriosi, che possono influire negativamente sulla fertilità. Intervenire in maniera tempestiva e precoce può essere determinante per salvaguardare la fertilità femminile e per evitare il più possibile il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita. Anche l’uomo, meno avvezzo a sottoporsi a controlli dell’apparato riproduttivo, dovrebbe essere stimolato a sottoporsi a controlli semplici, quali la visita andrologica e lo spermiogramma, ma molto efficaci,” conclude la dottoressa Caliari.