Relativamente ai miti da sfatare in tema di Procreazione Medicalmente Assistita, particolare attenzione va dedicata all’idea (errata) che i trattamenti di PMA possano rivelarsi rischiosi per la salute della donna, favorendo l’insorgenza di tumori o causando menopausa precoce. Tali teorie vengono talvolta perpetuate persino da medici non specializzati in Medicina della Riproduzione a causa della poca conoscenza della materia.
Spiega in questo senso il dottor Mario Mignini Renzini, Direttore Medico del Centro di Medicina della Riproduzione Biogenesi e Responsabile dell’Unità Operativa di Ginecologia presso gli Istituti Clinici Zucchi di Monza, del Gruppo San Donato: “Quando riceviamo le nostre pazienti, al primo consulto, ci capita abbastanza frequentemente che ci venga chiesto quali sono gli effetti collaterali delle terapie ormonali sulla salute della donna. Si tratta di preoccupazioni comprensibili, che però molto spesso si basano su informazioni sbagliate e rischiano, se non sfatate, di frenare le coppie nella scelta di intraprendere un percorso che potrebbe consentire loro di realizzare il sogno di genitorialità.”
“Quando si parla di terapie ormonali legate ai trattamenti di Procreazione Medicalmente Assistita le donne esprimono talvolta timori sui possibili effetti che queste potrebbero avere sulla loro salute, tra cui il rischio di sviluppare una patologia tumorale,” continua lo specialista. “Queste cure spesso vengono erroneamente definite “bombardamenti ormonali”, terminologia che mette in luce una preoccupazione diffusa ma che non rispecchia affatto le caratteristiche né gli effetti delle terapie ad oggi impiegate per la stimolazione ormonale, che, oltre ad essere estremamente sicure, vengono personalizzate in base alla anamnesi specifica della singola paziente”.
Per il dottor Mignini Renzini, favorire e diffondere informazione corretta rappresenta un imprescindibile punto di partenza, specialmente in caso di perplessità da parte dei pazienti.
“Quando le coppie avanzano dubbi in merito alla relazione PMA e tumori, spiego in primo luogo la condizione di infertilità è, di per sé, un fattore di rischio per alcuni tumori femminili, come il cancro a mammella, endometrio e ovaio. I moltissimi studi scientifici condotti sul tema, dimostrano invece che non vi è un rischio significativo di sviluppare questi tumori a seguito dell’utilizzo di terapie per la fertilità.”
Le donne che si sottopongono a PMA hanno più possibilità di ammalarsi di tumore? La ricerca dice di no
Lo studio “Risks of ovarian, breast, and corpus uteri cancer in women treated with assisted reproductive technology in Great Britain, 1991-2010: data linkage study including 2.2 million person years of observation” pubblicato nel luglio 2018 sulla rivista British Medical Journal ha escluso che le donne che si sottopongono a trattamenti di procreazione medicalmente assistita abbiano più probabilità di ammalarsi di tumori alla mammella, alle ovaie e all’utero.
La ricerca ha riguardato i dati relativi a oltre 255,000 donne che si sono sottoposte a una procedura di PMA in Gran Bretagna tra il 1991 e il 2010. Tali dati sono stati poi incrociati con il numero di nuove diagnosi oncologiche registrate durante un periodo di osservazione media della durata di otto anni.
La conclusione? Nessun rischio più alto di ammalarsi di tumore del corpo dell’utero o di tumore al seno invasivo.
“In merito al rischio di ammalarsi di cancro, nelle donne sottoposte ad uno o più cicli di fecondazione assistita, possono in realtà incidere anche altri fattori, quali il fumo, l’obesità, l’età della donna al momento del parto, l’arrivo – o meno – della menopausa e la concomitanza di problematiche come l’endometriosi che – a prescindere dal ricorso o meno alla PMA – può rappresentare un fattore di rischio per il carcinoma ovarico, ” commenta ancora il dottor Mignini Renzini. “Per queste ragioni, un aspetto dal quale non si può prescindere per salvaguardare in generale la salute della paziente, è un piano di controlli preventivi periodici, che consenta di monitorare e intervenire in maniera precoce e tempestiva in caso insorgano neoplasie per le ragioni appena citate.”
Quale legame tra i trattamenti di PMA e la menopausa precoce?
La dottoressa Lucia Maragno, Specialista in Ginecologia e Ostetricia, che da oltre dieci anni collabora con il Centro di Medicina della Riproduzione Biogenesi degli Istituti Clinici Zucchi di Monza, del Gruppo San Donato, sottolinea come un’altra paura irrazionale frequentemente legata ai trattamenti di PMA sia quella relativa al rischio di menopausa anticipata.
Tuttavia, anche in questo caso si tratta di un mito da sfatare.
“La capacità riproduttiva nella donna è un meccanismo complicato, regolato da innumerevoli fattori, e soggetto – come il resto del corpo – a invecchiamento. Ogni donna nasce con un patrimonio di ovociti – in media due milioni – che diminuisce gradualmente in quantità e qualità nel corso della vita fertile, senza rigenerarsi. Questa è una differenza sostanziale rispetto all’uomo, nel quale la “dotazione” di gameti non è definita già dalla nascita ma prosegue durante tutto l’arco della vita fertile. Quando la riserva ovarica della donna termina, il complesso ciclo ormonale che sostiene la riproduzione si interrompe e subentra la menopausa. I fattori che determinano la tempistica della menopausa sono proprio il numero di ovociti alla nascita, la rapidità con cui essi diminuiscono e il numero minimo di ovociti necessario per il ciclo mestruale,” spiega la dottoressa Maragno.
“Nella donna ogni mese alcuni ovociti iniziano il processo di maturazione e crescita, ma solamente uno viene selezionato e giunge a maturazione completa. La terapia ormonale consente invece la maturazione contemporanea di tutti gli ovociti inizialmente reclutati, anche di quelli che non avrebbero completato il percorso maturativo. Non sussiste pertanto il rischio di esaurire più precocemente il naturale patrimonio follicolare ovarico della donna e di anticiparne la menopausa, in quanto gli ovociti portati a maturazione con i trattamenti di PMA sarebbe i medesimi che andrebbero persi durante un normale ciclo mestruale.”