L’endometriosi è una patologia femminile cronica recidivante e di difficile diagnosi, che colpisce tra il 2 e il 10% delle donne italiane e di cui soffre circa il 50% delle donne con problemi di infertilità.
Si tratta di una delle malattie femminili più temute, proprio perché spesso legata all’impossibilità di avere figli, e al contempo più misteriose e sconosciute, complice anche la difficoltà nella diagnosi che spesso viene formulata in ritardo, dopo un lungo e dispendioso percorso. Caratterizzata dalla anomala presenza di endometrio all’esterno dell’utero, che causa uno stato di infiammazione cronica, spesso non genera alcun sintomo, rendendo di conseguenza sconosciuta la reale incidenza di questa patologia.
Circa il 5% delle donne in età fertile è affetta da endometriosi. Percentuale che può arrivare sino al 25-50% nelle donne infertili, fino a toccare il 60-70% in coloro che soffrono di dolore pelvico cronico. Il tasso di incidenza massimo dell’endometriosi si verifica nelle donne tra i 25 e i 35 anni, anche se la malattia compare spesso in fasce di età più basse.
Che le donne affette da endometriosi non riescano mai a concepire o portare a termine una gravidanza non è sempre vero, purché vi sia una diagnosi il più precoce possibile e ci si affidi ad un approccio multidisciplinare nella cura della malattia. La convinzione per cui l’endometriosi è necessariamente correlata all’infertilità rappresenta un mito ormai da sfatare, in quanto i passi avanti della medicina riproduttiva consentono, anche alle donne affette da questa patologia cronica, di concepire e portare a termine una gravidanza.
Endometriosi e riproduzione medicalmente assistita
Abbiamo detto che circa la metà delle donne con problemi di infertilità è colpita anche da endometriosi, fattore però che non preclude la possibilità di avere figli. Questa patologia infatti non si presenta sempre con le medesime caratteristiche e intensità, fattore che denota l’importanza della prevenzione e di una diagnosi precoce.
Affidarsi a medici qualificati per affrontare le problematiche connesse all’endometriosi è pertanto estremamente importante, da un lato infatti troviamo dolore pelvico, dolore mestruale e durante i rapporti, e dall’altro la possibilità che queste donne vadano a sviluppare una condizione di sterilità.
Le terapie mediche e le strategie chirurgiche devono tener conto del desiderio principale della paziente, sia per quanto concerne il trattamento della sintomatologia, ma anche per soddisfare il desiderio di avere dei figli, mettendo in campo tutte le combinazioni terapeutiche necessarie per far fronte a queste aspettative.
Se da un lato la terapia medica può alleviare i sintomi dell’endometriosi, questa, per lo più, non è compatibile con la ricerca immediata di una gravidanza. D’altra parte, la terapia chirurgica, considerando l’elevata probabilità che la malattia possa insorgere nuovamente, deve da un lato cercare di migliorare la possibilità di una gravidanza spontanea e dall’altro, ove questo non sia possibile, essere associata a un trattamento di procreazione medicalmente assistita. Quest’ultima risulterà necessaria per consentire alla donna di dare avvio a una gravidanza oppure per mettere in atto procedure di preservazione della fertilità, come la crioconservazione dei propri ovociti, nel caso in cui avere un figlio non sia un progetto da conseguire nell’immediato.
Ancora più critica è la strategia da adottare in caso di recidiva di endometriosi: la probabilità che si manifestino nuovamente cisti ovariche endometriosiche dopo asportazione laparoscopica, è di circa il 10%. In questi casi, non solo la presenza delle cisti endometriosica, ma anche la loro rimozione potrebbe ridurre in maniera significativa la riserva ovarica. Per questi motivi la probabilità di gravidanza dopo un secondo intervento chirurgico si dimezzerebbe rispetto a quella successiva al primo. In questi casi la vitrificazione degli ovociti rappresenta la soluzione consigliabile soprattutto per le donne in giovane età. Questo consentirà loro di sottoporsi alle terapie necessarie e poi, nel caso in cui non si riuscisse ad ottenere una gravidanza spontanea, ricorrere alla procreazione assistita con l’impiego dei propri ovociti.