Ci sono coppie che sono convinte che non condividendo paure e preoccupazioni con il partner durante il percorso di procreazione assistita potrebbe aiutare a preservare il rapporto. Purtroppo questa credenza è da sfatare, in quanto la stessa potrebbe facilmente condizionare lo stato di benessere mentale e accrescere il livello di stress a danno dei trattamenti di PMA.
Le paure delle donne che decidono di affrontare un percorso per intraprendere una gravidanza sono numerose: quella di non riuscire a realizzare il sogno di diventare mamme, le preoccupazioni legate al periodo difficile che le attende, alle trasformazioni che il corpo potrebbe subire, ai trattamenti farmacologici ai quali si dovranno sottoporre. A queste si aggiunge poi la paura di rovinare il rapporto con il proprio partner, perché si sa che nell’affrontare questo difficile percorso non mancheranno incomprensioni e tensioni. Molte di loro pensano che tenendo all’oscuro il compagno, non esprimendo a pieno le proprie paure e i propri pensieri, possano proteggere il rapporto, non rendendosi conto che in realtà questi silenzi sono uno dei motivi scatenanti delle tensioni che si verranno a creare.
Quando vengono a galla problemi di infertilità, la coppia è inevitabilmente sottoposta a livelli di stress fra i più complessi. Al momento della comunicazione della diagnosi, entrambi i partner sperimentano un vero e proprio stato di shock e disorientamento. Non riescono a credere che stia accadendo davvero, compaiono sentimenti di rabbia, vergogna, colpa e isolamento, che accompagnano stati depressivi e ansiosi.
L’impossibilità di comprendere a pieno e di esprimere il proprio stato d’animo rende difficile anche la comunicazione all’interno della coppia, tanto che in alcuni casi i partner evitano di parlare del periodo che stanno vivendo per il timore di incomprensioni e tensioni. Nulla sembra più avere significato senza un figlio e una o entrambe le parti potrebbero convincersi di aver fallito.
Le difficoltà non terminano con l’inizio di un percorso di PMA
Una volta superata la fase di shock e presa la decisione di intraprendere un percorso di procreazione medicalmente assistita, le cose non sono torneranno a essere più facili per il rapporto di coppia. Questo percorso è fonte di grande stress, le aspettative e le speranze sono alte. I trattamenti medici sono spesso lunghi ed invasivi, alle procedure ormonali e alla “prescrizione” di rapporti sessuali, che possono rendere la sessualità un compito da eseguire più che un piacere da condividere, si aggiungono le attese dopo ogni test, l’ansia e la paura di fallire. Tutti questi fattori incidono negativamente sull’umore e sull’intimità della coppia, tanto da determinare il rischio di allontanare i partner anziché avvicinarli.
I medici del Centro di Medicina della Riproduzione Biogenesi lo sanno bene vivendo costantemente accanto a coppie che stanno intraprendendo questo percorso, ecco perché il dottor Mario Mignini Renzini si sente di dare un suggerimento a chi sta pensando di percorrere questa via per riuscire ad avere un figlio: “Il mio consiglio alle coppie è, in primo luogo, di tenere aperta la comunicazione, parlare liberamente dei propri sentimenti e dei propri stati d’animo. Devono essere una squadra, condividere lo stesso obiettivo, ma al tempo stesso non parlare solo dei trattamenti e del percorso difficile che stanno affrontando: concentrare tutta l’attenzione sulla riproduzione assistita è dannoso per il rapporto di coppia. Consiglio di continuare a vivere la loro vita e rafforzare il rapporto costruito prima di iniziare questo percorso, che è sempre lo stesso, ha la stessa importanza e lo stesso valore. Continuare a essere amanti è un elemento fondamentale per non perdersi, ma lo è ancora di più rivolgersi a uno psicologo. La coppia ha bisogno di essere accompagnata, soprattutto se i trattamenti si moltiplicano e il rapporto si indebolisce. Si può prendere in considerazione di fare una pausa nei trattamenti per potersi concentrare di nuovo sulla vita amorosa. Prendersi cura del rapporto di coppia è primordiale, perché vivere insieme questa esperienza renderà la stessa più leggera e meno amara, anche per il bambino che nascerà.”