Come è noto, marzo è il mese dell’endometriosi, e ha l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico rispetto a una patologia che soltanto in Italia colpisce tra il 2% e il 10% delle donne, per un totale stimato di circa 3 milioni di casi. Molto spesso, alla presenza di questa condizione è associato anche il timore di non riuscire a ottenere o portare a termine una gravidanza.
Ma è davvero così? In molti casi, una diagnosi precoce con l’obiettivo di preservare la fertilità potrebbe rivelarsi una soluzione efficace.
La dottoressa Lucia Maragno, Specialista in Ginecologia e Ostetricia, che da oltre dieci anni collabora con il Centro di Medicina della Riproduzione Biogenesi degli Istituti Clinici Zucchi di Monza, del Gruppo San Donato, spiega che nel caso in cui la patologia progredisca senza un trattamento adeguato, “la formazione di aderenze a livello delle ovaie e delle tube può causare infertilità. Per questa ragione, una diagnosi precoce può essere determinante per preservare la possibilità di concepire e portare a termine la gravidanza, con la nascita di un bambino sano.”
L’endometriosi è una condizione infiammatoria cronica di cui soffre la metà delle donne infertili, e si caratterizza per la presenza anomala di endometrio all’esterno dell’utero. Si tratta di una delle malattie femminili più misteriose e sconosciute, anche a causa della difficoltà della diagnosi che, troppo spesso, viene formulata in ritardo.
Continua la dottoressa Maragno: “In genere è il dolore a spingere le donne a sottoporsi a controlli medici. Si può trattare di forti dolori mestruali (dismenorrea secondaria), non avvertiti in precedenza, di dolore pelvico cronico o di sofferenza durante il rapporto sessuale. Affinché la diagnosi precoce sia possibile, è importante che lo specialista non escluda il sospetto di endometriosi anche in caso l’esame obiettivo addominale e pelvico, l’ecografia e la risonanza magnetica (RM) siano negativi. Se il sospetto clinico rimane o i sintomi persistono, è necessario considerare un consulto specialistico per ulteriori valutazioni e test diagnostici, al fine di giungere in tempo ad una diagnosi certa e prevenire le conseguenze di questa patologia sulla fertilità”.
La percentuale di donne in periodo fertile che soffre di endometriosi si attesta sul 5%, ma sale al 25%-50% in quelle infertili, arrivando a toccare il 60%-70% in coloro che riscontrano un dolore pelvico cronico. Il massimo tasso di incidenza dell’endometriosi si verifica nella fascia d’età che va tra i 25 e i 35 anni, sebbene la condizione faccia spesso la sua comparsa in donne anche più giovani.
“La vitrificazione degli ovociti può essere un’opzione consigliabile una volta effettuata la diagnosi in giovane età. Questo consente alla donna di sottoporsi alle terapie necessarie e poi, nel caso non si riuscisse ad ottenere una gravidanza spontanea quando la si desidera, ricorrere alla procreazione assistita impiegando i propri ovociti. Presso Biogenesi il processo di crioconservazione di ovociti ed embrioni viene effettuato mediante l’impiego della vitrificazione automatizzata, che permette di ottenere un miglior controllo su tutte le variabili coinvolte nella metodica, cruciali per assicurare la standardizzazione dei risultati,” conclude la dottoressa Maragno.